Le politiche per l’integrazione delle persone con disabilità e la presa in carico della non autosufficienza costituiscono un’area strategica di intervento nel sistema di welfare pugliese.
Nell’ambito di tali politiche occorre definire una strategia programmatoria condivisa del sistema di servizi ad integrazione socio-sanitaria che assicuri la reciproca complementarietà e coerenza, in modo da essere parte integrante della pianificazione sia sociale che sanitaria.
In questo contesto gli obiettivi tematici prioritari da perseguire riguardano:
A) il potenziamento della presa in carico integrata e appropriata delle persone con disabilità e l’accesso ai “livelli essenziali di prestazioni sociali”. A tal fine si dovranno potenziare i servizi PUA e UVM, su tutti gli Ambiti territoriali e Distretti sociosanitari della Regione attraverso l’adozione sia di protocolli operativi integrati che di un Regolamento Unico.
Si ambisce, altresì, alla Dotazione di un sistema informativo unico per una gestione condivisa delle cartelle socio-sanitarie degli utenti e all’applicazione di procedure per l’integrazione operativa di una rete territoriale dei servizi di accoglienza.
La PUA (che in Puglia è nota come Porta Unica di Accesso mentre a livello nazionale viene sempre più a configurarsi come Punto Unico di Accesso) si configura quale strumento fondamentale per l’attuazione dell’integrazione socio-sanitaria territoriale.
Nell’ambito del welfare d’accesso, la PUA è la funzione che deve garantire l’accesso alla rete dei servizi sociosanitari, promuovendo la semplificazione delle procedure, l’unicità del trattamento dei dati, il raccordo operativo con l’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM), l’integrazione nella gestione del caso, la garanzia di un tempo certo per la presa in carico dell’utente.
L’UVM è una equipe multiprofessionale di tipo funzionale a composizione variabile in relazione al bisogno assistenziale della persona. Garantisce la presa in carico integrata dell’utente ed ha il compito fondamentale, tramite la stesura del Piano Assistenziale Individuale, di leggere le esigenze dei pazienti con bisogni sanitari e socio-sanitari, valutarla in ordine alla complessità e fungere da filtro per l’accesso alla rete dei servizi socio-sanitari di natura domiciliare, semiresidenziale e residenziale a gestione integrata e compartecipata.
B) Il consolidamento e l’ampliamento del sistema di offerta domiciliare nei percorsi di cura e di intervento socio-assistenziale e socio-sanitario e il sostegno alla domanda di servizi domiciliari (CDI) e servizi comunitari a ciclo diurno in favore di persone con disabilità e non autosufficienti.
Il risultato atteso consiste nel graduale passaggio dal modello di cura “prestazionale” al modello di cura “multidimensionale” anche grazie all’ausilio di nuove tecnologie come la teleassistenza e la telemedicina.
C) La promozione dell’inclusione sociale e dell’autonomia di persone con gravi disabilità tramite l’implementazione dei progetti di vita indipendente (PRO.V.I. e PRO.V.I. “Dopo di Noi”) e per l’abitare in autonomia (cohousing ed unità alloggiative innovative) in un’ottica di integrazione con la rete dei servizi territoriali, favorendo, altresì, una maggiore inclusione ed integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità attraverso esperienze di tirocinio, orientamento e formazione.
Occorre prestare la dovuta attenzione sul diritto delle persone con disabilità al lavoro, includendo in ciò l’opportunità di mantenersi attraverso la propria attività lavorativa e la libertà di scelta all’interno di un ambiente lavorativo inclusivo ed accessibile.
D) Il consolidamento del il sostegno alle attività di integrazione sociale dei minori con disabilità attraverso il potenziamento della rete dei servizi di assistenza specialistica per l’integrazione scolastica (comprensivo del trasporto scolastico).
A tal fine occorrerà redigere sia un Regolamento di Servizio ed un Protocollo Operativo ATS/ASL/Istituzioni Scolastiche che un Accordo di Programma ATS- ASL.
E) La riduzione dell’istituzionalizzazione mediante:
-la verifica continua dell’appropriatezza delle prestazioni erogate;
-l’implementazione di misure di continuità assistenziale (con interventi integrati e coordinati, a favore delle persone non autosufficienti, per sostenere la permanenza presso il proprio domicilio):
-il consolidamento dei Servizi per la Non Autosufficienza e la riprogettazione di forme di assistenza indiretta personalizzata (AIP);
-il potenziamento delle azioni di sostegno alla figura del caregiver familiare, rilevandone preliminarmente i bisogni mediante l’attuazione della misura “Budget di sostegno al ruolo di caregiver familiare”.
A tale scopo, i soggetti attuatori degli interventi previsti dal Piano regionale delle Politiche Sociali si faranno promotori dell’Adozione di protocolli operativi tra Distretti socio-sanitari e ambiti territoriali regolamentanti le dimissioni protette e la presa in carico all’interno dei contesti domestico-familiare, al fine di rendere esigibile il diritto alle prestazioni domiciliari.
Le “dimissioni protette” (DGR 691/2011) sono riconosciute tra i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS) in quanto strumento fondamentale a favorire la continuità delle cure tra l’ambito specialistico ospedaliero e l’ambito dell’assistenza primaria territoriale.
Ha la finalità di favorire il rientro del paziente a domicilio (o l’invio presso una struttura a seconda del bisogno assistenziale e delle specifiche condizioni sociali) predisponendo un progetto assistenziale individualizzato e integrato con valenza sociale e sanitaria, costruito sul bisogno.
L’orientamento del sistema di welfare pugliese è quello di dare, inoltre, continuità ai Buoni Servizio per disabili e anziani non autosufficienti finalizzati a sostenere le famiglie nel pagamento della quota sociale delle prestazioni socio-sanitarie.
Pertanto, tali strategie di azione mirano a garantire una migliore presa in carico delle situazioni più complesse di non autosufficienza dal considerevole carico sociale ed assistenziale sulle famiglie e a ridefinire gli interventi in modo da renderli più efficaci, equi e sostenibili, addivenendo ad un capillare sistema di servizi sociosanitari territoriali di base.